A proposito dell’autore

Paolo Sordi

Ipertesti è a cura di Paolo Sordi. Laureato in legge alla Sapienza si è pentito e ha scontato un anno in un corso di perfezionamento in informatica giuridica, prima di specializzarsi presso la Scuola di Specializzazione in comunicazione multimediale dell’Università di Tor Vergata.

Dal dicembre 2023, Paolo Sordi è Professore Associato presso l’Università degli studi eCampus, per il gruppo “Critica letteraria e letterature comparate” (L-FIL-LET/14). Si occupa di evoluzione delle strategie di narrazione, pubblicazione e disseminazione delle storie e dei contenuti nelle social app, nei blog e sul web ed è interessato agli aspetti letterari, sociali e culturali dei media digitali.

È direttore di «Testo e Senso», rivista scientifica interdisciplinare di cultura letteraria che si occupa di testi e media.

Per Bordeaux Edizioni ha pubblicato La macchina dello storytelling. Facebook e il potere di narrazione nell’era dei social media (2018). È autore di I Am: Remix Your Web Identity per Cambridge Scholars Publishing (edizione italiana: Bloggo con WordPress dunque sono per Dario Flaccovio Editore); Progettare per il Web per Carocci editore.

Cura BILF, la biblioteca informatica dei libri di famiglia, frutto di una ricerca decennale condotta negli anni Ottanta, Novanta e Duemila da Angelo Cicchetti e Raul Mordenti.

Fino al 2020, è stato Responsabile della comunicazione digitale e dei nuovi media dell’Università Luiss Guido Carli. Insieme a Domenico Fiormonte ha curato «Infolet», un blog accademico di cultura e critica dei media digitali nato su iniziativa di un gruppo di docenti e studenti dell’Università di Roma Tor Vergata, uniti dalla passione per l’informatica umanistica e dal magistero di Giuseppe Gigliozzi, uno dei pionieri italiani dell’applicazione dell’informatica alla ricerca letteraria.

Il sito

Il progetto originale di questo sito prevedeva la trattazione di argomenti i più disparati (tipo, che so: guerra e marketing, patatine e caldaie, macchine da scrivere e pneumatici da strada, telefonia e maglioni, televisione e ristorazione autostradale) da fondere in un ipertesto estremo e apparentemente (ma solo apparentemente) senza senso. Ma a causa dell’incomprensibile ostinazione con cui le giornate continuano a non superare le ventiquattro ore, il budget intellettuale si è ridotto a: un vecchio, caro sito personale, dove scrivere a titolo esclusivamente personale e senza nessuna cadenza periodica, una manciata di collegamenti in più sulla rete, un po’ di web 2.0 passivo (ammesso che qualcuno abbia capito la versione 1) lontano dal rumore dei social media e nessun dato degli utenti raccolto per essere diffuso, tantomeno profilato (leggi l’inevitabile informativa sulla privacy, a ogni buon conto).