Tennis

Tennis
author: John McPhee
name: Paolo
average rating: 4.53
book published: 1969
rating: 5
read at: 2013/12/12
date added: 2013/12/12
shelves:
review:
Dice Matteo Codignola, il curatore di questa piccola ma preziosissima raccolta (un curatore benemerito e però un po’ indiscreto: invece di scrivere una bella postfazione, si intromette tra i due racconti/reportage con una lunga digressione non richiesta che dovrebbe fare da trait d’union, se non fosse che, tra le altre cose, dobbiamo venire a conoscenza delle sue difficoltà nel giocare a tennis contro Nanni Moretti, che lo tortura psicologicamente e gli inibisce sadicamente la conquista di un solo game su un totale di dodici. Una noia di autocompiacimento in parte riscattata dall’aneddotica su quel gran buffone di Ilie Nastase, il quale, lui sì, meriterebbe pagine e pagine, magari di un’altra raccolta), dice insomma Codignola che Gianni Clerici considera Livelli di gioco (il titolo del primo e più lungo racconto) il libro più bello mai scritto sul tennis. E come dare torto al vecchio scriba? John McPhee ci fa accomodare su un divano del 1968, sintonizza la televisione sulla semifinale di Forest Hills tra Artur Ashe e Clark Graebner e ce la commenta con una precisione tecnica e un’eleganza espositiva degne di Rino Tommasi e dello stesso Clerici messi insieme. Poi, a ogni ideale cambio di campo, sapendo che nel tennis “i meccanismi motori traducono la storia personale e il carattere in colpi e caratteristiche di gioco”, con lo stesso rigore giornalistico e la stessa maestria narrativa ci racconta le storie di Artur e Clark, della loro famiglia, dell’ambiente e dei posti dai quali provengono. La cosa straordinaria è che più informazioni raccogliamo su Clark e meglio conosciamo Artur, e più informazioni raccogliamo su Artur e meglio conosciamo Clark, e meglio conosciamo Artur e Clark e più siamo in grado di comprendere il gioco del tennis e quello che sta succedendo, lì davanti a noi, su quel rettangolo d’erba disegnato da righe di gesso bianco, dove due uomini si affrontano divisi da una rete e armati di racchetta. E al rettangolo verde più famoso del mondo tennistico e non, Wimbledon, McPhee dedica il secondo racconto, un altro piccolo, delizioso capolavoro dove la vera azione si svolge, in modo ancora più evidente che in Livelli di gioco, al di fuori del torneo e delle partite, vissuta com’è nel ritratto del giardiniere capo Twynam. Il quale Twynam, quando segue un match dalla sua solita posizione defilata ai bordi del Centrale, ha occhi solo per i piedi dei giocatori: gli rovinassero i suoi prediletti e curatissimi ciuffi d’erba, quei maledetti ‘struscioni’.