Per chi crede nel miracolo della lievitazione, la colazione è come l’eucaristia. Il Pendolare non solo crede, ma anzi è dogmaticamente convinto che il corpo di Cristo si transustanzi nel cornetto alla marmellata, e il suo sangue nel cappuccino. Quella schiuma bianca, soffice che sembra panna, sembra neve, inizia e conclude un rito che la crisi ha sottratto alla Chiesa del Bar, dove con ardore mistico il Pendolare evangelizzava gli atei caffeinomani e stigmatizzava i peccatori dediti al vizio del succo di frutta.
Tra le mura amiche della sua cucina, il Pendolare si dedica a un fai-da-te economico e generoso di soddisfazioni personali, ma anche foriero di infortuni articolari, perché per produrre le bolle di latte caldo che inviterebbero a bagnarsi dentro la tazza anche Marylin Monroe, stringe nella mano destra uno stantuffo meccanico che spinge su e giù attraverso il pentolino con una performance atletica sorprendente, ancorché dispendiosa. Tutto il braccio accompagna il movimento, a un ritmo e a un passo degni delle produzioni industriali del Novecento, mentre le gambe tentano di tenere fede alla forza di gravità e la mano sinistra, facendo attenzione a non scottarsi, preme verso il basso il coperchio dello stantuffo con il pollice, l’indice e il medio stretti intorno al canale di passaggio del pistone, per evitare l’esondazione della preziosissima schiuma sul piano di lavoro.
A produzione finita, il Pendolare entra in comunione con le proprie doti di barman, quindi si mette in ginocchio e prega di arrivare alla stazione in orario. Quando si alza e e raccoglie lo zaino da terra per uscire di casa, scopre di essere afflitto da una curiosa forma di gomito del tennista che non contempla l’uso di alcuna Dunlop Max 200-G.