Commuting trip advisor

Le Baedeker sono preistoria. Le Routard, le Lonely Planet, utili, sì, ma quando affannati aprite lo zaino per tirarle fuori mentre vi assicurate che nessun membro della vostra famiglia si disperda, e arrivate alle ultime pagine del libro, e aprite la cartina, non solo verificate l’insorgenza progressiva dell’astigmatismo, ma anche e soprattutto vi accorgete che non compare nessuna pallina blu che segua interattiva i vostri passi verso la direzione sbagliata.

Se negli anni sessanta fu la Juve di Omar Sivori a rappresentare l’intelligenza collettiva, oggi è la Rete che socializza le menti migliori della sua generazione in un trionfo di mappe ipertestuali, network interconnessi, stelline valutative, recensioni aggregate, che aiutano i viaggiatori/navigatori/consumatori/cittadini a selezionare e prendere la decisione giusta, basta non si tratti di cose superficiali come la scelta di un primo ministro.

Questo blog intende offrire il proprio personale contributo al web pendolarmente semantico segnalando un percorso ideale in quattro tappe per il turista coatto della quotidianità, invitando il coatto stesso a prestare attenzione ai tesori insoliti che si nascondono sotto il degrado civile dell’abbonamento sette zone.

  1. La colazione: Bar Pasticceria Santo Stefano. Se proprio recalcitrate nel predisporre la sveglia, immaginate un cornetto caldo, la crosta croccante, la mollica densa e morbida come quella del pane, immaginatelo farcito di crema bollente che cola trigliceridi come lava al primo morso. Garantito che vi alzerete con un sorriso in un angolo della bocca, altrimenti impegnata a sbadigliare. In più, all’apertura delle sette entrerete a far parte di un presepe di mosche da bar che non sapreste come figurare in una vita normale al di là del banco: su tutti, impiegati statali mattinieri fino al pomeriggio e barbieri mai rasati, testimonianza vivente dell’inutilità dell’antinomia di Russel.
    Voto: ? ? ? ? ?. Unico difetto: dovrebbe aprire alle sei.
  2. Libri e giornali: Edicola La cortesia alla stazione. Una recente ricerca inglese commissionata da John McEnroe ha ribadito una verità di buon senso comune: litigare fa benissimo. Oltre a distrarre l’avversario, liberare la rabbia, a maggior ragione di mattina presto, dispone la giornata verso un’orizzonte di serenità che dura fino al viaggio di ritorno almeno. Bene, l’edicolante della stazione è il miglior partner che voi possiate trovare per uno scazzo mattutino basato su futili motivi o inesistenti. Probabilmente maldisposto dalla esposizione giornaliera e contemporanea alle copertine di Tv Sorrisi e Canzoni e Panorama, l’edicolante della stazione vi guarda ringhioso prima ancora che voi avanziate la vostra richiesta. Se è lunedì, prendete Repubblica e gli chiedete dov’è l’inserto Affari e Finanza, è fatta: l’edicolante vi scaglia contro una gragnuola di insulti che parte dalle magagne della distribuzione di quei pezzenti di Via Crisotoforo Colombo fino ad arrivare alla professione di vostra madre. Voi restituite colpo su colpo, lo insultate dandogli del fascista castrato e concludete confessando che l’inserto glielo avete chiesto solo per farlo incazzare, figurarsi se vi leggete l’Ottovolante di Giuseppe Turani. E salite sul treno belli appagati e di ottimo umore.
    Voto: ? ? ? ? ?. Da provare soprattutto il lunedì.
  3. Il viaggio: Treno Vivalto. Esistono almeno due motivi per provare un viaggio sul Vivalto: a) siete costretti; b) avete sbagliato treno. Progettato in un’era sociologica precedente, ignara dei centili della crescita, è comunque un esperimento etnografico quotidiano dove potete osservare la reazione dell’uomo assonnato alla compressione degli spazi vitali. Chi sprofonda in strati dimenticati della coscienza aiutato da teli e maschere, chi combatte il dolore con la logorrea infliggendone ad altri, chi acrobaticamente organizza bische degne di Texas Hold’em, chi si isola asociale su un intrattenimento culturale e molto postmoderno tra cuffie, libri e computer. Uno spettacolo. Raccapricciante, nondimeno uno spettacolo. Le misure dei vagoni peraltro potrebbero far pensare a una stravagante occasione di divertimento per i vostri bimbi, se non fosse che l’abituale presenza di personaggi che sembrano usciti da Shawshank scoraggi l’idea sul nascere. Tanto varrebbe portarli in Parlamento, a quel punto.
    Voto: ? ? ? ? ?. Evitare i fine settimana, è desolatamente deserto.
  4. L’arrivo a Roma: Piazza dei 500. La piazza deve il suo nome al numero di autobus che sarebbero dovuti essere a disposizione dei pendolari, ma nella cognizione e pratica popolare il numero si riferisce alla media di scariche di cacca che in un minuto un piccione del luogo rilascia sulle banchine di attesa dei mezzi, una media che costringe i frequentatori a un’andatura sciistica zoppicante e scivolosa, specie nei giorni di pioggia. L’odore accogliente del guano, volentieri doppiato da liquidi di origine non ornitologica, si mescola alle esalazioni di soffritti di aglio, cipolla, porro e altre spezie letali che provengono dai fast food della zona, a riprova anche olfattiva che la globalizzazione danneggia i pendolari. Dalla piazza, se volete intraprendere un percorso di beatificazione, salite sul sessantaquattro; se invece volete provare l’ebrezza dell’avanzamento tecnologico romano, prendete il novanta express, l’unico dispositivo mobile la cui batteria duri meno di quella dell’iPhone.
    Voto: ? ? ? ? ?. Avvicinarsi solo se dotati uno stomaco forte.