Dopo una breve fase automobilistica che ha aumentato la tua disposizione benevola nei confronti del mondo e diminuito il tuo credito nei confronti della banca, senza considerare i sensi di colpa ambientalisti solo parzialmente neutralizzati dalla serale attività di differenziazione della plastica, del vetro, della carta, dell’umido e del secco, dopo, dicevo, questo breve periodo, il Vivalto delle sei e quarantatré ti attende puntuale in tutti i suoi cronici difetti, il vagone senza climatizzazione primo fra tutti.
Ora, il pendolare, pur di sedersi, è pronto a uccidere sua madre, per cui la libido che si scatena nella chimica del suo corpo alla visione di un carrozza vuota è paragonabile a quella che prova Marchionne quando sogna la chiusura di uno stabilimento Fiat in Italia. Ciononostante, la semantica del vuoto, in un treno invernale, include anche il significato del freddo e il povero pendolare si trova di fronte a un lacerante dilemma binario: mi siedo al freddo o sto in piedi al caldo? Il pendolare vero non è neanche sfiorato dal dubbio: il pendolare vero si siede perché non ha paura del freddo e lo affronta come El Grinta affronta una banda di fuorilegge.
Per chi però non si sentisse ancora John Wayne, quelle che seguono sono cinque tecniche utili a sedersi comodamente nel fottuto gelido vagone evitando il rischio di assideramento.
- La tecnica dell’inversione. Esci da casa in camicia, infila maglione e giacca nello zaino, porta a mano il giaccone. Se sopravvivi all’ingresso in macchina, accendila e guida fino alla stazione. Mettiti in attesa sul binario saltellando ma senza oltrepassare la linea gialla. Se il tuo ginocchio regge allo stress dei saltelli, usalo per salire sul treno. A quel punto, vestiti e siediti in piena comodità. All’arrivo a Roma, ti sembrerà primavera.
- La tecnica del ciclista in discesa. Fermati in edicola. Supera la vergogna e chiedi il Giornale o magari Libero. Considera che esiste un comma della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che autorizza il pendolare all’acquisto dei due quotidiani in questione per l’utilizzo che si sta per descrivere. Separa i fogli. Infila i fogli separati tra la pancia e la camicia (è del tutto ovvio che qui si esclude che un pendolare degno di questo nome indossi la maglia della salute – nda). Protetto da un fondo di Belpietro, viaggia comodamente seduto. È possibile che alla fine del viaggio ti ritrovi una serigrafia del ministro Bondi stampata sul petto, ma una bella doccia e viene via molto meglio che una mozione di sfiducia.
- La tecnica dell’estroversione. Per quanto ti possa risultare innaturale, sorridi a coloro che sono indecisi sul da farsi, se sedersi oppure riparare al caldo e viaggiare in piedi. Promettigli un viaggio forse freddo ma in gradevole compagnia, spiegagli che la percezione condivisa del gelo moltiplica i gradi, ricordagli, se sono cattolici, che Gesù non ha potuto scegliere dove nascere. Convincili a restare e stringersi vicino a te. Dopo averlo fatto, accendi il tuo iPod.
- La tecnica Beppe Viola. Stringi un patto con il diavolo. Chiedi trentasette e mezzo di temperatura corporea tutta la vita in cambio della seconda palla di servizio di McEnroe. Dal punto di vista del calore non cambierà nulla, ma il tuo tennis ne trarrà giovamento e soprattutto insulterai il capotreno con coloriture e accessi di rabbia mai sperimentati prima su un treno regionale.
- La tecnica del Suono di Philadelphia. Collegati a iTunes Store. Seleziona il genere R&B. Cerca Teddy Pendergrass. Acquista il very best of oppure qualsiasi album datato prima del 1980. Infila le cuffie del tuo iPod e fai tap su ‘play’. Gli ormoni prodotti dalla voce che canta ‘Love TKO’ porteranno il vagone a una temperatura contagiosa: in cinque minuti tutti i pendolari sapranno della carrozza surriscaldata. Stai solo attento a controllarli, gli ormoni, o finisci il viaggio indossando la canottiera di Teddy.