La signora e i cavalli

La signora e la caldaiaMagari stai diventando un incallito moralista, anche se non ti senti affatto incallito. Magari assomigli ogni giorno di più al Peppino De Filippo sessuofobo di Boccaccio ‘70, anche se guardandoti allo specchio proprio non ti sembri Peppino De Filippo. Però. Prendi la pubblicità delle caldaie. Dico: le caldaie, quelle scatole ingestibili montate sul tuo terrazzo, di solito accompagnate da un libretto di istruzioni drammaticamente carente nel capitolo ‘Risoluzione dei problemi’. Quando strisci, e comunque: non nudo, è perché sei costretto a implorare un qualsiasi idraulico che venga a casa tua prima di un mese.
La signora e i cavalliMa soprattutto, prendi la pubblicità delle scommesse. E lascia pure stare tutte le implicazioni etico-sociali dell’incitamento a buttare i tuoi soldi su un quadrupede. Pensa solo al cavallo. Guarda solo la fotografia. Leggi solo l’headline (scusate la parolaccia: sarebbe la frase che dice “Tutti possono giocare con i cavalli”). Ora, che la tecnica pubblicitaria adotti un contesto di riferimento e un linguaggio sostanzialmente pornografici è stato una volta per tutte dimostrato non tanto dalle caldaie quanto dall’avvento di Rocco Siffredi al ruolo di testimonial delle patate (fritte). Arruolando il “re dei legnaioli” (per un esaustivo glossario tecnico dell’ambiente, vedi D.F. Wallace, Considera l’aragosta. E altri saggi, Einaudi, 2006, pp. 24-25), la pubblicità liberalizza definitivamente – neanche fosse Bersani – la fascia non protetta e va ad attingere senza falsi pudori al serbatoio degli hard movie più immaginifici. Per cui, se Rocco le patatine se le è fatte tutte, la signora può portarsi in salotto il cavallo e giocarci. Ma sì. Anche prima della mezzanotte.