Televisione, droga della nazione

In effetti, se ne sentiva la mancanza. Avevi notato quei grigi schermi sedicinoni lungo i binari di Termini, una colonna sì una colonna no, e avevi pensato: finalmente, sostituiscono quei tristi televisorini da cucina sui quali leggi le informazioni sui treni in arrivo e in partenza e contemporaneamente prenoti una vista oculistica, ottanta euro senza fattura. Avevi visto gli stessi schermi all’inizio del binario, installati su una base di vetro, il numero del binario impresso a caratteri cubitali, e avevi pensato: finalmente, ti comunicheranno orari, ritardi, spostamenti non nella forma di un foglio elettronico illeggibile ma secondo un design pensato per l’utente. Tu l’avevi pensato. Ma ti sbagliavi. Perché non bastano tabelloni retro-illuminati, cartelloni, manifesti, torri girevoli, stand: la pubblicità ha bisogno del suo più personale e contemporaneo habitat: la televisione. Così, accanto a immagini statiche di prodotti, se non falsi, ingannevoli, come alte velocità e presidenti del consiglio, ecco apparire in tutto il suo splendore animato lo spot televisivo, il consiglio per l’acquisto che interrompe la visione della tua vita. Una modella bella e fasciata come una pantera insegue un profumo di Dior. (Da consigliare, in dosi massicce, al giaccone pregno di tabacco del tuo occasionale compagno di viaggio.) Un altra donna, in due pezzi, si bagna in una vasca a idromassaggi Valtur. (Da consigliare un’occhiata al tuo residuo ferie.) Ancora una donna, in tailleur e leggermente più sfigata delle altre, si applica un cerotto antinicotina. (Da consigliare al tuo occasionale compagno di viaggio di cui sopra o ai suoi colleghi di stanza.) La scatola con la pubblicità si muove e ti insegue, colonna dopo colonna, passo dopo passo, binario dopo binario, se arrivi e se parti. Ed è già salita su alcuni treni. Sta invadendo, letteralmente, militarmente, il tuo campo visivo e vitale. Televisione. Commerciale. Pura. Altroché: McLuhan aveva ragione, il mezzo non solo non è neutro, ma ha i capelli trapiantati, sventola un tricolore e sorride su uno sfondo azzurro.