Dovrebbe farlo. Se il macchinista avesse un po’ di coraggio, altruismo e fantasia, dovrebbe farlo. Dovrebbe fermare il treno lì, dov’è il campo di calcetto più bello che si possa incontrare a ridosso di una coppia di binari, campo in erba vera verde, densa di profumi umidi e vitali, non quella cosa asettica di sintetico di terza generazione, che ci mettono pure i granelli di terra, di gomma. Lì il macchinista dovrebbe farci scendere tutti quanti (chiaro, noi uomini) e dare il via alla prima edizione del torneo “Pendolari contro Trenitalia”. Così le incomprensioni, se proprio vogliamo chiamarle incomprensioni, le risolviamo una volta per tutte, faccia a faccia, cinque contro cinque.
Premio per i vincitori: un biglietto valido per il locale delle venti e venti. Premio per i finalisti: un abbonamento mensile valido per il locale delle venti e venti. Premio per i terzi classificati: un abbonamento annuale valido per il locale delle venti e venti. Ma è per il prestigio e l’orgoglio che si gioca.
Turno di andata, la mattina alle otto e mezza. Turno di ritorno, la sera alle sette e mezza. E siccome a noi non piacciono le partite spalmate, neanche fossero maionese, si gioca di mercoledì e di mercoledì soltanto, come le coppe prima di quell’aborto markettaro della cempions lig, quando ti mettevi davanti alla televisione alle tre del pomeriggio per la diretta dalla Romania e proseguivi fino alle dieci verso la diretta dal Portogallo. E dato che sportivamente parlando siamo pure dei tradizionalisti reazionari, il torneo si gioca con la formula del challenge round: i pendolari si sfidano tra di loro nelle qualificazioni, per affrontare in finale Trenitalia. Turni a eliminazione diretta, neanche chiederlo. Chi vince la finale, l’anno dopo aspetta tranquillo i suoi avversari. Si possono iscrivere squadre di tutti i paesi, l’unica condizione è che il paese abbia una stazione dove almeno un locale si ferma. Se riescono ad arrivare a cinque, possono iscriversi anche i pendolari di Colonna, per dire.
Arbitro di tutte le partite, l’Arbtre Magique, un tizio che Luciano Moggi non farebbe nessuna fatica a corrompere, ma del resto Moggi è stato capostazione di Civitavecchia e certe cose le conosce.
La nostra squadra è già pronta. Tra i pali, Il Professore, un portiere di livello superiore, in grado, prima ancora di respingere ogni pallone, di calcolare la sua traiettoria in rapporto al grado di entropia tattica degli schemi difensivi. Poi un uno-due-uno. Al centro della difesa, Toro Scatenato, un rispettato e rispettabile professionista che in campo si trasforma in un ultrà granata schedabile dalla Digos. A destra, Il Musulmano, italianissimo ma così ribattezzato per la barba medio-orientaleggiante e il numero e la qualità delle bestemmie che è capace di declamare in pieno furore agonistico e anti-cristiano. A sinistra, Fabriano, uno che sulla carta mai dà buca, se c’è da giocare a pallone. Davanti, Zaccalossi, una promessa che si è un po’ persa per la (auto)strada, famoso, oltre che per essere la reincarnazione di Beccalossi, per il numero ubriacante di finte in cui riesce a prodursi prima di tirare in porta. Sesto uomo, La Bomba, giocatore di talento pigro, ma soprattutto fornitore ufficiale di doping a base di CalC (Cannoli alla Crema).
Possiamo arrivare in fondo e vendere caro il nostro abbonamento. E il film della finale è già scritto. Fischio d’inizio e Toro Scatenato, con una delicatezza tipica del miglior Romeo Benetti, interviene a tenaglia sulla loro punta, il Responsabile Marketing, che parla inglese ma è di Cerignola. Chiederà scusa per il disagio alle caviglie, capita che a volte il suo tackle ritardi di qualche frazione di secondo, ma cosa volete che sia una frazione di secondo rispetto alle vagonate di minuti di ritardi che lui subisce dai treni sui quali viaggia? Fabriano, come in un loop preregistrato, prega il suo avversario diretto di tenersi lontano dalla linea bianca, tenersi lontano dalla linea bianca, tenersi lontano dalla linea bianca, e sulla sua fascia trova strada completamente libera. E mentre La Bomba, tra un time-out e un altro, inietta crema calda nelle nostre vene, Il Musulmano ricopre di sottili insulti vietati ai minori il Responsabile del Customer Care, fino a provocarne la reazione e la sacrosanta espulsione – nessuno dei pendolari, peraltro, ha mai notato la sua presenza, in questi anni. Siamo padroni del campo, Il Professore è inoperoso. Ci manca solo il gol. Zaccalossi riceve palla spalle alla porta. Con una finta che neanche un doppio scambio di binari, si gira e fa fuori il Controllore. Ora è solo davanti al portiere. Tira, cazzo!, tira, cazzo!, gli gridiamo, come ad Altobelli nell’ottantadue. Ma lui, come Altobelli nell’ottantadue (dopotutto, Spillo è stato o non è stato compagno di Beccalossi?), si deve scartare anche il portiere, nella persona del Direttore Passeggeri. E lo scarta, perché il Direttore Passeggeri di Trenitalia un pendolare che prende la macchina non lo può fermare. Uno a zero e stasera si torna tardi, si fa festa sul locale delle venti e venti.